Stop dell’Italia ai cibi sintetici. Cosa sono e cosa ne pensano gli chef
Il Governo italiano ha detto NO al cibo sintetico con un disegno di legge che prevede sanzioni fino a 60mila euro per i trasgressori. Anche se in alcune parti del mondo come negli USA o a Singapore i cibi sintetici sono autorizzati, troppi sono i dubbi sulla loro salubrità e sulla strada che potrebbero aprire anche per altri prodotti, come non mancano di sottolineare anche grandi chef italiani.
28 Marzo 2023 – È la premier Giorgia Meloni in persona a festeggiare davanti a Palazzo Chigi insieme a Coldiretti il disegno di legge che sancisce il divieto di produzione e commercializzazione di alimenti e mangimi sintetici, dichiarando: “Non potevamo che festeggiare con i nostri agricoltori un provvedimento che pone l’Italia all’avanguardia, sul tema non solo della difesa dell’eccellenza, materia per noi particolarmente importante, ma anche sul tema della difesa dei consumatori“. E sul tema specifico delle carni sintetiche, Meloni aggiunge: “Provvedimento che pone Italia all’avanguardia su difesa consumatori“.
Cibi sintetici e carne “coltivata”, cosa sono
La carne sintetica, anche definita come “coltivata” in laboratorio, si ottiene facendo crescere le cellule staminali recuperate da animali vivi in una coltura di sostanze nutritive. Il processo di crescita e sviluppo avviene in dei bio-reattori, che rappresentano un ambiente protetto. Per il momento esiste solo un’azienda al mondo che produce carne in provetta, la Upside Foods. La società americana fondata nel 2015 a Berkeley, in California, produce “pollame” e “frutti di mare” sintetici.
Ma perché si vuole produrre carne in laboratorio?
Le motivazioni seguono principalmente due filoni, uno legato all’ambiente e l’altro di matrice etica. Grazie a questa nuova e tecnologica prassi infatti si ridurrebbe notevolmente l’impatto ambientale e quindi arrivare più velocemente alla decarbonizzazione, l’altro motivo è legato essenzialmente a risvolti etici legati alla mancata macellazione degli animali.
I timori per il futuro
Il timore è che la carne sintetica rappresenti solo l’inizio di un processo che porti a generare in laboratorio anche altri alimenti come olio, latte o addirittura il vino. I fatti lo dimostrano. Infatti recentemente Bruxelles ha investito 7 milioni di euro nell’ambito del programma Horizon Europe (Orizzonte Europa) un progetto di ricerca che riguarda carne e prodotti ittici sintetici.
Il gusto
Per il momento questi cibi non riescono ancora a sostituire completamente quelli naturali sulle tavole dei consumatori proprio perché il loro gusto è ancora lontano dall'”originale”. Secondo gli esperti, oltre ai vegani/vegetariani, sono i cosiddetti flexitariani, i possibili consumatori, cioè quelli che, pur non rinunciando del tutto alla carne, sono disponibili ad acquistare alimenti di altra origine sempre che il sapore si accosti a quello di latte, bistecche e salsicce “vere”.
Cosa ne pensano gli chef
Pietro Leemann, chef stellato-icona dell’alta cucina veg. afferma: «Si dice che i cibi sintetici siano il futuro per via della loro presunta sostenibilità, secondo me sono una strada sterile. Non mangiare carne, o mangiarne meno, è necessario e i consumatori ne sono consapevoli. Ma alternative possono essere realizzate con proteine vegetali o prodotti naturali. Il latte per esempio perché crearlo in laboratorio se basta unire quelli di mandorla e piselli a sciroppo d’agave e amido per ottenere un sapore identico a livello palatale a quello di mucca?».
Davide Oldani, (nella foto a sinistra, con G. Marchesi a destra) chef bistellato, fra i più innovativi, sostiene: «Non si ha idea degli effetti che i cibi sintetici potrebbero avere sull’organismo. Non sono contrario a priori, ma si deve pensare come prima cosa alla salute delle persone».
Moreno Cedroni, chef bistellato dallo spirito avanguardista, dichiara così: «Si tratta di alimenti meno inquinanti dei sintetici. Gli studi mostrano che produrre carne coltivata richiede persino più energia di quella usata nell’industria per qualsiasi tipo di carne naturale. Il cell-based potrebbe danneggiare giovani e piccole realtà agricole, che sono moderne e sostenibili».