E tu che pizza prendi? Scopriamo quante tipologie di pizza esistono

E tu che pizza prendi? Scopriamo quante tipologie di pizza esistono

Si dice Italia e si pensa pizza: questo incredibile piatto salato è il simbolo del nostro Paese e in particolare della nostra cucina amata in tutto il mondo. Semplice, con pochi ingredienti genuini e gustosi, la pizza mette d’accordo sempre tutti ed è sempre capace di svoltare una serata.

Tipologie di pizza esistenti

Esistono, però, moltissime tipologie di pizza e a seconda della regione in cui ci si trova si può trovare una variante unica. Vediamo quali sono e quali sono le caratteristiche che le differenziano l’una dall’altra.

Pizza napoletana

Naturalmente non possiamo non partire dalla regina delle pizze, l’unica e sola pizza napoletana. È un tale capolavoro che, dal 2017, l’arte del pizzaiolo napoletano è stata dichiarata patrimonio immateriale dell’umanità UNESCO.
Caratterizzato da una lunga lievitazione (almeno 24-48 ore), l’impasto della pizza napoletana si presenta soffice e ben alveolato, ma la vera chicca è il cornicione alto e croccante al punto giusto. In alcune versioni, il cornicione viene persino riempito di ricotta e salame, per conferire alla pizza un gusto ancora più intenso.
La differenza di altezza tra cornicione e interno permette di tagliare la pizza a spicchi e mangiarla con le mani in comodità, senza rischiare di sporcarsi.
Naturalmente la pizza napoletana classica è la margherita: semplicemente, mozzarella e pomodoro. Gli ingredienti per una buona pizza sono fondamentali, soprattutto quando si tratta di pizze dai gusti semplici. La qualità è al primo posto, in casi come questo, e un buon sugo per la marinara è fondamentale per enfatizzare la bontà del piatto.

Pizza bianca

Sulla pizza bianca si potrebbe aprire una lunga questione: ogni regione la chiama in modo diverso e ne stravolge un po’ la preparazione, rendendola unica e caratteristica del posto.
In genere, la pizza bianca prevede un impasto simile a quello della pizza classica, anche se molto spesso si mettono tutti gli ingredienti insieme direttamente all’inizio e poi si attiva l’impastatrice. A differenza della pizza classica, però, questa è “bianca” perché viene lasciata senza condimento o al limite si arricchisce con olio, sale e rosmarino.
A seconda della regione in cui ci si trova può essere più alta e soffice o più bassa e croccante, e chiamarsi con nomi diversi. Un esempio è la cacciannanze, ovvero la pizza bianca che si prepara nelle Marche.
Discorso a parte per la focaccia genovese, invece, che prevede tempi e modi di lievitazione diversi e che quindi non è considerabile una “pizza”, ma una focaccia.

Pizza a portafoglio

Torniamo a Napoli per parlare di uno dei simboli dello street food campano: la pizza a portafoglio.
Si tratta, molto semplicemente, di una pizza napoletana classica ma un po’ più piccola, che viene poi ripiegata su se stessa per quattro volte. È da questo modo di piegarla che prende il suo nome, perché ricorda i vari scompartimenti di un portafoglio.
Si dice che la pizza a portafoglio abbia origini molto antiche, e che addirittura sia nata prima dell’Ottocento. Naturalmente, a causa delle sue dimensioni ridotte, questa pizza non può rappresentare un pasto completo, ma si mangia più come una merenda abbondante o come un semplice sfizio da togliersi mentre si visita la città. D’altronde, è difficile passeggiare per le vie di Napoli e non lasciarsi tentare dal profumo di pizza che arriva da ogni dove.

Pizza fritta

Restiamo nella regione campana per parlare di un altro classico intramontabile della sua ricca tradizione culinaria: la pizza fritta.
Anche qui il nome non tradisce le aspettative: si tratta di una porzione di impasto per la pizza steso, farcito, chiuso su sé stesso a “lunetta” e poi immerso nell’olio bollente fino a doratura. La pizza fritta è di solito farcita in due modi: o con ricotta e salame – come il cornicione ripieno – oppure con la scarola, insalata riccia molto usata nella cucina napoletana.
A dir la verità, la pizza fritta si trova come simbolo anche di altre regioni, in particolare Lazio, Molise e Abruzzo. Qui troviamo questi prodotti alimentari sotto il nome di “pizzonte” e sono spesso farciti con i salumi e i latticini della zona.

Calzone

Avendo parlato di pizza fritta non possiamo non nominare anche il calzone: non è altro che una pizza richiusa su se stessa con la tipica forma a mezzaluna e poi, solitamente, cotta al forno oppure fritta.
In realtà la regola vuole che, se questo tipo di preparazione viene cotta al forno, allora è il calzone tipico della cucina napoletana. Ma se, invece, si decide di friggere questa pizza, allora ciò che si sta producendo è il panzerotto, preparazione tipica della Puglia.
Che sia una versione o l’altra, comunque, il calzone è una delle tipologie di pizza più amate in assoluto, anche per la possibilità di farcirlo con i gusti che più ci piacciono e personalizzarlo

Pizza romana

In Italia si sente spesso dell’eterna lotta tra pizza napoletana e pizza romana: spesso chi ama alla follia una disprezza l’altra per le sue caratteristiche e viceversa. Questo perché la pizza romana è molto diversa da quella napoletana, innanzitutto per la lievitazione molto più breve: 6-8 ore sono sufficienti.
Di conseguenza, anche il prodotto finale è molto diverso: una pizza più bassa e croccante, stesa in modo più sottile quasi come fosse una sfoglia. La pizza romana deve fare “crunch” sotto i denti ad ogni morso, per essere degna del suo nome.

Pinsa romana

Sempre restando nella capitale, si trova anche la pinsa romana come prodotto simile alla pizza. Simile solo, però, perché la pinsa romana viene preparata in un modo molto diverso: ciò che la distingue maggiormente è l’idratazione maggiore dell’impasto, che la fa risultare molto alta e soffice.
La pinsa viene preparata con un mix di farine: frumento, soia e riso. Il risultato è una delizia, e di certo uno dei simboli indiscussi della cucina romana e del suo cibo da strada.

Pizza al taglio

Un altro tipo di pizza che troviamo frequentemente a Roma è la pizza al taglio, ovvero una preparazione che viene fatta lievitare e poi fatta cuocere in grosse teglie rettangolari, e poi tagliata a “piccole” porzioni, quadrate oppure rettangolari. Ogni porzione pesa circa 100 grammi.
È impossibile non farsi tentare da una vetrina che espone le infinite varietà di gusti della pizza al taglio, quando si cammina per le vie della nostra bellissima capitale.

Pizza alla pala

Esteticamente è una delle più belle: la pizza alla pala, stretta e lunga, è sempre l’idea migliore per una scorpacciata di gruppo.
Si tratta di una pizza realizzata con un impasto ad altissima idratazione – circa l’80% -, infornata con il condimento già steso sopra e rigorosamente su una pala. Come risultato finale, si avrà una pizza molto croccante ed estremamente digeribile. Perfetta per mangiare qualcosa al volo e non sentirsi appesantiti un attimo dopo.

Sfincione

Per parlare della prossima tipologia di pizza bisogna volare in Sicilia, e più precisamente a Palermo: si tratta dello sfincione, una pizza molto alta e soffice simbolo di questa città. In particolare, qui la si trova ovunque come parte della ricca cultura di street food.
Lo sfincione è condito con sugo di pomodoro e abbondante caciocavallo, a cui a volte si aggiungono anche le acciughe salate.

Pizza da degustazione

In ultimo troviamo la pizza da degustazione, chiamata così perché, di base, viene servita al tavolo già tagliata a spicchi. Quando si ordina la pizza da degustazione, bisogna tenere a mente che non si riceverà una comune pizza, ma qualcosa di diverso e nuovo, quasi sperimentale. È per questo che l’impasto di questa pizza risulta un po’ sconnesso dal resto, più alto e omogeneo: il motivo è che l’impasto della pizza da degustazione viene visto come una semplice base per il condimento, e non come parte del piatto in tutto e per tutto. È il condimento, in questa situazione, a essere il vero fulcro su cui porre l’attenzione e le papille gustative.

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