Alkekengi
Gli alkekengi sono le bacche commestibili di una pianta perenne appartenente, come il pomodoro e la patata, alla famiglia delle Solanaceae. Questi frutti contengono molta vitamina C e hanno proprietà diuretiche, depurative, antiuriche, antireumatiche, antinfiammatorie. Viene usato anche nei giardini a scopo decorativo per la sua caratteristica forma a “lanterna”.
Informazioni generali
Il frutto dell’Alkekengi è una bacca rossa, arancio o giallo-verdastra delle dimensioni di una ciliegia, poco succoso e zuccherino, con una lieve acidità simile a quelli dei frutti di bosco. Contiene numerosi semi commestibili. La sottile membrana (calice), di color sabbia che lo avvolge è a forma di lanterna e per questa sua forma viene riproposta in forma cartacea ad Halloween e non è commestibile. Il rizoma e le foglie sono velenose per il loro alto contenuto di solanina. In fitoterapia ne viene usato l’infuso. Inoltre viene utilizzato per la produzione di profumazioni e di coloranti naturali.
La pianta
Cresce spontanea su tutto il territorio italiano ad eccezione di Puglia e Calabria. Cresce sia in pianura che in collina e può raggiungere quote fino a 1000 mt s.l.m. l’alchechengi selvatico cresce nei campi incolti, lungo le rive dei fossi, nascosto nelle siepi ombreggiate e tra le macerie, in luoghi umidi e sul terreno calcareo. L’Alkekengi appartiene alla grande famiglia delle Solanacee, lo si incontra spesso nei giardini, dove si fa crescere a scopo decorativo. Ha radici molto profonde. Tollera temperature particolarmente rigide. Si propaga per seme. L’alchechengi ha un fusto legnoso eretto, alta circa un metro, foglie ovali verdi. L’alchechengio può vivere dai 3 ai 10 anni in un clima preferibilmente umido. Attrae moltissimo le farfalle, per un effetto simbiotico.
I fiori
I fiori sono bianchi, piccoli e a forma di campanella, spuntano all’ascella delle foglie; tipici i calici arancioni di consistenza simile alla carta. Fiorisce in estate da luglio ad agosto.
I frutti
I frutti che durante il processo di maturazione sono avvolti da un involucro piriforme, vescicoloso e papiraceo, di origine calicina, prima verde poi rosso-arancione, sono bacche sferiche, carnose, di colore rosso, contenenti molti semi. Quando il rivestimento color arancio del frutto si dissolve col tempo assume un aspetto a “rete”.
Varietà
Ne esistono un centinaio di varietà. Non è da confondere con il Physalis peruvianus (detto anche Cape gooseberry, foto a destra) che è della stessa forma e struttura ma di colore beige e con la Physalis ixocarpa che produce una bacca molto più grossa simile a un pomodoro rivestita da un calice verde (o porpora) con forma simile all’alkekengi.
Stagionalità e reperibilità
I frutti si raccolgono in agosto-settembre ed è facilmente reperibile.
Informazioni culinarie
L’alchechengi può essere mangiato da solo crudo come un frutto, oppure può essere usato per decorare le insalate o i dolci e nelle macedonie, per crostate, sorbetti e gelati. Se seccati leggermente si possono mettere sott’aceto o in salamoia.
Essendo molto ricco di pectina, si presta alla preparazione di confetture e gelatine e per fare marinate. L’alchechengi si può anche spremere per consumarne il succo.
In Italia, soprattutto in Lombardia, i frutti dell’alchechingi si vendono nelle pasticcerie, ricoperti di cioccolato o canditi (foto a sinistra).
Come scegliere
Scegliere frutti sodi, sani e di colore uniforme. Se il calice risulta friabile significa che il frutto è maturo.
Conservazione
Gli alchechengi si conservano per circa due giorni in frigorifero, meglio se avvolti da un panno. Eliminato il calice lo si può congelare. A temperatura ambiente i frutti continuano a maturare. Può essere essiccato al forno e messo in barattoli sottovuoto o in salamoia oppure può essere cucinato per ottenerne una marmellata.
Come pulire
Si apre facilmente. Eliminata la mambrana esterna va lavato molto bene soprattuto nel punto d’innesto del peduncolo dove si raccoglie una sostanza resinosa.
Informazioni geografiche
Origine e habitat
La sua origine è incerta; alcuni lo farebbero derivare dall’America del sud, altri dall’Europa, altri ancora dalla Cina o dal Giappone.
Informazioni nutrizionali
Proprietà
L’alchechengio contiene una grandissima quantità di vitamina C, acido citrico, tannino e zucchero. In erboristeria si usava per le malattie in cui c’era bisogno di una forte azione diuretica. In fitoterapia viene utilizzato nel trattamento della gotta, ritenzione idrica, iperuricemia. È inoltre lassativo, antireumatico, antiossidante e antinfiammatorio.
Valori nutrizionali
Nutriente | Valore |
Calorie | 53 Kcal |
Valori per ogni 100 gr.
Informazioni culturali
Il nome
Joseph Pitton de Tournefort (1656-1708) creò un genere con un nome arabo riportato da Mattioli; la sua denominazione non ebbe però seguito, in quanto Linneo nel 1753 costruì il binomio scientifico definitivo, usato ancor oggi, riferendo il nome arabo alla specie e non più al genere. Così, Linneo nel 1737, riprende il termine greco “fusalis” = pieno d’aria, gonfio e, in modo traslato, “vescica”, con chiaro riferimento all’involucrio che avvolge il frutto. Il termine “alkekengi,” apparso in francese nel XIV secolo, deriva dal francese antico “alquequange” o “alcacange” che deriva dall’arabo al-kakang. In senso stretto, significa “la lanterna cinese”. Viene anche detto: “Lanterna cinese”, “chichingero”, “palloncino”, “ciliegia d’inverno” (foto sinistra).
Curiosità
In Giappone, i suoi semi sono utilizzati come parte del Festival Obon (Festa delle lanterne, foto a sinistra) come offerte per guidare le anime dei defunti.
C’è anche un mercato annuale dedicato al fiore, chiamato “hozuki-ichi“, che si tiene ogni anno in Asakusa, intorno al 9-10 luglio (foto a sinistra).
La sua forma a palloncino lo ha reso utilizzabile a lungo anche come un contraccettivo, nei tempi antichi, in Giappone.
Già Dioscoride, Arnaldo da Villanava e Galeno consigliavano i frutti di Alchechengi quale rimedio nei casi di ritenzione urica.
Altre lingue
Lingua | Voce |
Inglese, Francese, Spagnolo, Tedesco | physalis |