Si può ancora parlare di frutti esotici?
C’era una volta la frutta esotica, che per certi versi adesso non esiste più. Molti dei frutti tipicamente tropicali che un tempo arrivavano in Italia dopo un lungo viaggio sono infatti oggi coltivati in varie zone delle isole e della penisola. Non dovremmo quindi più chiamarli frutti esotici, ma nostrani; vediamo di quali si tratta e perché oggi si coltivano anche in Italia.
La “nuova” frutta
Sono chiamati frutti esotici tutti quelli che si raccolgono da alberi e arbusti che crescono in zone tropicali. Stiamo parlando di avocado, mango, frutti della passione, litchi, annona e di varie altre prelibatezze che in un passato non troppo lontano si potevano trovare solo sui banchi dei supermercati e a prezzi elevatissimi.
La situazione sta però cambiando, e da vari anni, visto che la gran parte di questi frutti viene oggi coltivata anche in Italia, in particolare in Calabria, Sicilia e Puglia. Le nuove coltivazioni stanno prendendo il posto degli agrumeti, anche a causa della scarsa remuneratività di questo tipo di coltivazioni tradizionali. Le aziende agricole che si dedicano ai nuovi frutti a volte li coltivano a fianco di quelli a cui siamo più avvezzi, come i citati agrumi e questo li rende più facili da reperire; li si possono trovare anche nei negozi specializzati, sia fisici che online, come ad esempio tra i prodotti alimentari biologici di Passo Ladro, che da anni propone avocado, papaia e mango coltivati in provincia di Siracusa.
Frutti esotici in Italia
Le motivazioni per cui molti frutti di origine esotica sono oggi coltivati anche in Italia sono varie. La prima è una questione di opportunità: per gli agricoltori è importante coltivare prodotti che siano facilmente vendibili e remunerativi. Non sempre infatti è una questione di clima, ci sono vari frutti considerati esotici che in effetti non provengono da zone tropicali, ma che in località che presentano da sempre un clima simile a quello italiano.
Si sta parlando del kiwi, ad esempio: da decenni coltivato in Italia, proviene dalla Nuova Zelanda, un Paese con un clima molto simile a quello dell’Italia del nord. Oggi molte aziende agricole italiane hanno piantato esemplari che producono kiwi particolari, dalla polpa rosata o gialla. Oppure la feijoa o l’asimina triloba e vari altri frutti che sono originari dell’Asia o dell’emisfero australe: in varie zone della Pianura Padana hanno trovato il loro habitat ideale. Per quanto riguarda invece avocado, mango, papaia e altri frutti effettivamente di origine tropicale, sicuramente i cambiamenti climatici hanno favorito la loro coltivazione nelle zone meridionali d’Italia. Perché inverni molto rigidi e un clima anche di pochi gradi più freddo rispetto a quello presente oggi potrebbe rovinarne l’intero raccolto.
Una scelta sostenibile
Ma perché acquistare questi nuovi frutti coltivati in Italia? Sicuramente questa scelta è correlata anche al desiderio di provare gusti nuovi, sapori difficili da trovare tra i prodotti autoctoni. Del resto abbiamo fatto lo stesso con i pomodori dell’America centrale o con le arance del Medioriente. Si tratta poi anche di una scelta sostenibile per il pianeta rispetto all’acquisto di frutta esotica proveniente da luoghi lontani. Acquistare un mango coltivato in Sicilia significa risparmiare tantissimo carburante, quello usato dalle navi o dagli aerei che dal Perù, dalla Tailandia o dal Brasile portano questi frutti fino ai nostri mercati. Non solo, il mango coltivato in Sicilia viene raccolto già maturo, al contrario di quanto avviene per quelli che viaggiano in nave attraversando tutto l’oceano; otteniamo così frutti esotici più gustosi e profumati, una vera prelibatezza.